Airbnb per hotel: cosa significa per l’industria alberghiera?
Chi è AirBnb?
Airbnb nasce nel 2008 dall’idea di due giovani designer di San Francisco, Brian Chesky e Joe Gebbia i quali si erano accorti che in concomitanza con l’evento dell’ Industrial Designers Society of America nella loro città c’era una domanda di posti letto molto maggiore rispetto all’offerta. Decidono dunque di entrare in questo business, offrendo su un celebre sito di annunci online dei posti letto che altro non erano che dei materassini gonfiabili (Airbed per l’appunto) sul pavimento del loro appartamento.
Viene così creata l’operazione Airbed & breakfast. I ragazzi infatti non offrivano solo i materassini gonfiabili ai propri ospiti, ma anche la colazione e soprattutto un approccio più umano da parte degli host rispetto a quello impersonale e asettico molte volte adottato dai grandi hotel (nonostante i posti letto fossero dei semplici materassini). L’idea inizia a piacere e così dall’operazione i due designer creano un sito: airbedandbreakfast.com, abbreviato poi con AirBnb.com, avvalendosi anche dell’aiuto di un terzo elemento del gruppo ovvero Nathan Blecharczyk, l’ amico informatico. Ma dal 2008 i giovani fondatori di Airbnb (classe 1981) hanno dato un certo filo da torcere alle strutture ricettive tradizionali offrendo un servizio più ampio e non limitandosi a vendere delle stanze private, dei posti letto o degli interi appartamenti per soggiorni brevi, ma delle vere e proprie esperienze, grazie ai sempre più disponibili e numerosi host.
Air di cambiamento…
Gli hotel sono sempre stati presenti sulla piattaforma di home sharing. Tuttavia, precisa Cameron Houser, hotel programm manager di Airbnb, non sono mai stati etichettati ufficialmente come tali e non si era ancora reso possibile effettuare una ricerca che riportasse come criteri proprio B&B oppure boutique hotel. Tanto che alcuni degli ospiti che hanno usufruito in passato di Airbnb pensando di prenotare una stanza privata in un appartamento in condivisione e che si sono poi ritrovati in un grazioso e intimo hotel, sono sempre rimasti piacevolmente sorpresi! Da qui l’idea di offrire quest’opzione a partire dalla ricerca.
A febbraio 2018 Airbnb ha siglato una partnership con SiteMinder.
Grazie a questa nuova collaborazione a partire da marzo dello stesso anno i clienti di SiteMinder potranno comparire tra i risultati di ricerca su Airbnb. Non tutti però! Solamente gli hotel che soddisfano gli standard di ospitalità previsti dall’azienda di San Francisco. Nel caso in cui i criteri, tra cui ad esempio la presenza di una sala comune in cui gli ospiti possano riunirsi, un design unico nel suo genere o un host particolarmente presente, siano soddisfatti e Airbnb approvi la richiesta, SiteMinder aggiungerà Airbnb come canale online per distribuire tariffe e disponibilità.
Questa partnership permette dunque ai boutique hotel e ai B&B clienti di SiteMinder di pubblicare gli annunci su Airbnb attraverso il proprio channel manager.
Airbnb rimane sempre e comunque fedele alla propria visione, ovvero offrire un’esperienza personalizzata e unica a coloro che decidono di usufruire del servizio.
Infatti le tipologie di struttura aggiunte alla piattaforma oltre agli appartamenti e case vacanze di privati sono i piccoli bed & breakfast e i boutique hotel (che possono essere selezionati dai futuri ospiti già a partire dai criteri di ricerca).
Recentemente il CEO di Airbnb ha anche ufficialmente presentato Airbnb Plus, il servizio che permette agli ospiti di selezionare gli annunci delle sistemazioni migliori, quelle un gradino sopra la media perché la casa è arredata con uno stile unico e personale, perché l’host è particolarmente attento ai dettagli e fa sentire gli ospiti come a casa propria, perché la sistemazione è straordinaria come una casa sull’albero o una barca! Insomma Airbnb è in continua evoluzione e non smette mai di stupire.
Per ora si contano circa 24.000 annunci di boutique hotel sulla piattaforma, che costituiscono il 5% di tutte le inserzioni. Ma Houser ha fiducia in una futura crescita di questa fetta di mercato. Soprattutto ora che è possibile interfacciarsi con gli ospiti dichiarando apertamente di essere dei boutique hotel o dei bed & breakfast e che i clienti di SiteMinder che soddisfano i criteri di ospitalitá potranno direttamente apparire sulla piattaforma tramite il proprio channel manager. Ma vale davvero la pena per questi hotel essere presenti anche sul sito nato appunto con l’intento di fare home sharing?
Essere o non essere su Airbnb?
Partendo dal presupposto che il pubblico di Airbnb non è il medesimo delle OTA tradizionali, bisogna fare sicuramente luce sull‘obiettivo e la tipologia delle strutture che possono davvero avvalersi della collaborazione con l’azienda di San Francisco.
Gli users di Airbnb cercano una sistemazione che permetta loro di vivere una vera e propria esperienza, di immergersi nella cultura e nella quotidianità del posto che visitano, relazionandosi con un host che sappia dare loro indicazioni, che li accompagni durante la loro esperienza di viaggio e che, perché no, condivida anche dei momenti con loro. La missione di Airbnb è infatti proprio quella di mettere in contatto realtà diverse per esigenza (host e guest) ma con un obiettivo comune: la condivisione di esperienze.
Altro punto a suo favore sono le commissioni: dal 3% al 5% contro il 25% circa delle OTA tradizionali. Non tutti gli hotel però possono essere presenti su Airbnb che ha deciso, infatti, di aprire solo a determinate strutture proprio perché vuole incentivare la piccola impresa fornendo tuttavia una soluzione giusta per tutti.
Infatti prevedendo solo l’affitto di case o stanze private, Airbnb si precludeva una grossa fetta di pubblico. In questo modo accontenterà anche gli ospiti che vogliono vivere un’esperienza unica a contatto con il territorio senza peró rinunciare alle comodità dell’albergo.
Infine, Airbnb non obbliga gli hotel a firmare un contratto ma gestisce direttamente dalla piattaforma tutte le transazioni monetarie tra host e guest.
A nostro parere dunque Airbnb non si pone in diretta concorrenza con OTA come Booking.com o Expedia poiché il servizio che offre è differente e soprattutto il target a cui si rivolge è differente. Queste realtà possono dunque tranquillamente coesistere.
È innegabile però che sempre più ospiti sono alla ricerca di un’esperienza genuina piuttosto che una fredda e standard camera d’albergo e quindi saranno portati a prediligere offerte che soddisfano questa loro volontà. Certo è che Airbnb ne ha fatta di strada in dieci anni: dai materassini gonfiabili fino ai boutique hotel.