Cosa è cambiato in tema di SEO e SEM con le ultime novità introdotte da Google?
Questo articolo è stato scritto da Christophe Tassi, Chief Executive Officer & Co-Founder di Xenia Lab International, che ci ha raccontato alcune interessanti novità di Google. Il nostro partner Xenia Lab International è un provider di servizi e strumenti dedicati al settore dell’hospitality e del turismo. Scopri di più qui!
Lo zoo di Google, se così vogliamo riferirci alle stimate (© Moz) 500-600 modifiche di diversa entità che annualmente vengono rilasciate dal Googleplex di Mountain View, potrebbe non essere più “aperto al pubblico”. Abituati a riconoscere immediatamente quando un “major update” – spesso nella penombra dei prima citati 500-600 roll outs – è considerato tale per l’appellativo faunistico che ne consegue, può essere sfuggito un cambio radicale non soltanto nel termine collettivo.
“Possum” infatti rappresenta l’ultimo ospite di questo zoo, ovvero l’ultimo update dell’algoritmo di Google avvenuto nel settembre 2016. Dal 2017 si parla di “Fred update”, il nuovo nome con cui ci si riferisce a tutti gli aggiornamenti dell’algoritmo del gigante di Mountain View, ma questo è un dato per lo più superfluo. La vera novità di Google è la decisione di non annunciare, né formalmente né tantomeno informalmente, le prossime implementazioni.
Se globalmente i più grandi esperti in SEO (Search Engine Optimization) sono in grado di identificare e analizzare statisticamente l’entità dell’impatto sulla SERP (Search Engine Results Page) e lo fanno egregiamente, supportati da enormi quantità di dati analitici certi, nello strato che più ci coinvolge – un Sito Web per intenderci – in riunioni articolate con i Proprietari di un Brand.com in realtà poco o nulla di catastrofico accade nelle regole fondamentali di SEO e più complessivamente di SEM (Search Engine Marketing) di cui SEO è parte integrante.
Ai più la terza abbreviazione nota è poi SEA (Search Engine Advertising), forse la voce più influente sul budget annuale di web marketing nel settore Travel & Hospitality.
Se quindi ancora nel 2017 “fare SEO” determina il raggiungimento di importanti traguardi commerciali in ambito di visibilità organica, altrettanto non si può dire delle novità di Google atte a modificare la metodologia con la quale un Brand.com si confronta quotidianamente.
Quanto meno tutto ciò che tecnicamente è stato e viene tuttora fatto regolarmente sul proprio Brand.com, sia esso con i proprio mezzi e le figure professionali sempre più presenti nell’organigramma nel settore Hotellerie o in collaborazione con agenzie web e partner tecnologici, non deve essere motivo di preoccupazione con quest’ultimo “Fred”.
Ciò che è invece evidente, e che non deve spaventare un’agenzia web o un partner tecnologico nella seconda ipotesi, nel nuovo modo di relazionarsi con il web marketing è la dichiarata volontà di Googleplex di informare il sito web degli strumenti “self-service” che oggi aiutano un Brand.com a valorizzare e monitorare la qualità del servizio di web marketing che acquista esternamente.
Immaginate, per un sito web, di ricevere e leggere un articolo che si presenta con questa introduzione e breve descrizione:
“Google sta lanciando nuove e pratiche scorciatoie per l’uso del web da mobile. Google ha annunciato che una nuova versione della sua app di ricerca sarà in grado di offrire accesso immediato a informazioni su sport, caffè e ristoranti e tempo. In questo modo è possibile ridurre il traffico e la visibilità da mobile per quei siti che in precedenza si posizionavano per le ricerche “regolari” relative a tali informazioni.” [© SEMrush]
All’apparenza un articolo che sembra presagire un risvolto catastrofico di come i dati organici di un sito web vengono interpretati e quindi rappresentati su un dispositivo mobile.
È giusto invece che un sito web sappia a chi rivolgersi e che abbia fiducia nella risposta che riceverà per accertarsi che il proprio sito web non sia in alcun modo penalizzato da questo annuncio.
È meno giusto invece che il destinatario di questo scomodo quesito si rifugi dietro dati statistici manipolati o comunque personalizzati sulla propria metodologia interna di “fare web marketing”.
Spesso la risposta giusta sta nella consapevolezza di avere un’architettura web sul proprio sito che nasce dai corretti principi fondamentali dello sviluppo di un prodotto web. Sia esso in ottica SEO, SEA o entrambe collettivamente come SEM.
La volontà di invogliare un sito web a fare domande “scomode” a chi lo gestisce o a chi lo ha realizzato è e resta, da parte di Googleplex, una scelta coraggiosa ma coerente. Inoltre questa è indubbiamente una scelta consapevole, e che condivido integralmente: un sito web può e deve pretendere di più.
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